lago di Roana. - Vaia. Tutti abbiamo impresse nel ricordo le immagini del bosco spezzato, offeso, divelto dalla tempesta di vento. La natura sa riprendersi i suoi spazi, lentamente il bosco ricresce, nella terra, sulle rocce inerbite, nel cielo che ne accoglierà la chioma. Lo scultore le fa da specchio e in simbiosi ripercorre il creare e il ricreare perché non c'è niente che finisce, ma tutto si trasforma.

La legge universale vale per tutti, ci da forza e speranza, è meccanica celeste dei sogni e dell'arte. Tra i ceppi secchi nascono sculture tre le mani che chiamano quelle di altri artisti, che insegnano e da loro imparano, in un ciclo dove l'arte si muove nello spazio e si cala nei rami rotti per ravvivarli in animali, tavoli, fiori di legno e uccelli. Ci sarà un numero otto, tanto amato dagli antichi Cimbri, e avrà sembianza di sentiero, orbita intorno all'universo delle creazioni, che saranno infinite come le i passi che le visiteranno. I secolari faggi hanno avuto più fortuna, meno rigidi e flessuosi si sono adeguati al vento, e ad un certo punto disegnano un arco intorno alla dolina dell'orco, leggendaria, fa meno paura di una storia vera.