Sembra che il suo nome derivi da un
"Sylva Arbori belli" termine che designava una distesa di querce,
oppure - sempre la tradizione tramanda - che il nome provenga da una grande
quercia che sorgeva proprio in quei territori.
Quanto alla sua storia,
si sa che essa fu fondata intorno al XV sec. dell'era cristiana dai
conti Acquaviva, famiglia di origine Aragonese. Uno di essi, nel XVII
sec., il cosiddetto Guercio di Puglia, ebbe idea di crearsi un feudo a
sè stante, che fosse indipendente dalla corte di Napoli, senza però
chiedere permesso al re, che quindi era ignaro di tale decisione. Così
prima costruì una dimora per sè, risalente al 1635, che ancora esiste ad
Alberobello, poi chiamò a sè un nucleo di coloni che dovevano mettere a
coltura i territori dell'area, e costruirsi case uguali alla sua, che a
quanto pare, erano facili da abbattere in caso di ispezione regia
(questo almeno dice la tradizione).
La cittadina nasce su due rilievi
collinari di origine carsica e proprio le rocce calcaree sono la
materia prima utilizzata per la costruzione e per le coperture degli
edifici stessi. Dei due rilievi collinari citati, quello orientale
accoglie la città moderna; quello occidentale è quello dominato dai
trulli che, appunto, rappresentano la grande attrazione di questo
piccolo centro.
Essi sono costruiti a secco in pietra e poi dipinti di
bianco con la calce, hanno una cupola a forma di cono sui quali venivano
sistemati dei pinnacoli, che poi rappresentavano la firma del
costruttore o anche l'appartenenza a una determinata famiglia. Sulla
calce venivano anche incisi dei simboli di chiara valenza
magico-religiosa, di origine talora pagana, talora cristiana che avevano
evidentemente il compito di cacciare il malocchio e di assicurarsi la
protezione divina. I trulli sono stati dichiarati Patrimonio Mondiale
dell'Umanità dal 1996.
Da non perdere: la casa D'Amore, che è la prima
dimora difforme dai trulli, costruita in malta e mattoni; il trullo
sovrano, l'unico ad avere il piano sopraelevato; la chiesa sempre a
forma di trullo dedicata a Sant'Antonio e costruita negli anni '20 del
'900; la cittadina possiede un Museo del Territorio che è molto
interessante perchè disposto all'interno della "Casa
Pezzolla", che rappresenta il più grande complesso di trulli contigui e
comunicanti tra loro: esso è anche museo della civiltà contadina.
Oltre a
questo ad Alberobello si trova anche il museo dell'artigianato e il
museo del vino, ubicato all'interno dell'antica cantina Albea:
quest'ultimo è un museo vivo, luogo in cui si produce e si conserva vino
e certo, per gli appassionati del genere è una tappa imperdibile.
"Vivi" sono anche i trulli: essi possono essere anche affittati per
alloggiarvi, e si può partecipare attivamente alla vita contadina del
luogo, attraverso la vendemmia, la raccolta delle olive, la lavorazione
del grano e della farina e infine l'attività casearia. Insomma,
Alberobello non solo è un museo a cielo aperto, ma offre tante attività
interessanti che mi sento di consigliare caldamente.